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Alfa Romeo logo 2015

Alfa Romeo è un'azienda automobilistica italiana, fondata nel 1910, con sede a Torino.

Fondata inizialmente come ALFA da alcuni imprenditori lombardi, prese il nome attuale di Alfa Romeo grazie a Nicola Romeo, lo storico proprietario che riuscì a salvare l'azienda nel difficile periodo della I guerra mondiale. Dal 1933 al 1996 l'azienda passò nelle mani dello stato italiano, per poi essere ceduta al gruppo FIAT.

Oggi il marchio è appartenente al gruppo Fiat Group Automobiles. A seguito della chiusura dei due stabilimenti produttivi di Milano, dove l'Alfa aveva la sua sede storica, il gruppo proprietario trasferì la sede nel capoluogo piemontese, dove oggi ha sede.

Storia[]

Le origini[]

La storia dell'Alfa Romeo ebbe origine il 6 aprile 1906, quando la casa automobilistica francese Darracq fondò una filiale a Napoli, denominata Società Italiana Automobili Darracq. Tuttavia la grande distanza con la sede francese creò molte difficoltà di gestione. La Darracq decise quindi di trasferire la società a Milano. Venne costruito un nuovo stabilimento in zona Portello, completato verso la fine del 1906.

La situazione però non migliorò e le vendite furono ancora deludenti. Alla fine del 1909, la società fu quindi posta in liquidazione.

La nascita dell'ALFA[]

ALFA Portello 1909

L'interno dello stabilimento del Portello, storico sito di produzione, oggi non più esistente.

Un gruppo di imprenditori lombardi rilevò l'azienda nel 1910, mantenendo la sede al Portello. Alla transazione partecipò anche Ugo Stella, già amministratore delegato della società italo-francese. Il 24 giugno 1910 nacque l'"Anonima Lombarda Fabbrica Automobili", abbreviata con la sigla ALFA.

La nuova dirigenza decise di adattare la produzione alle esigenze del mercato italiano. Per tale ragione venne assunto Giuseppe Merosi. Il progettista piacentino disegnò una vettura totalmente nuova, tenendo conto anche dei punti deboli delle Darracq. Nacque quindi l'ALFA 24 HP, introdotta sempre nel 1910. La vettura era commercializzata senza la carrozzeria, in modo tale che l'acquirente potesse personalizzarla presso un carrozziere secondo i propri gusti personali, una pratica molto diffusa all'epoca.

Alla 24 HP venne affiancata la 12 HP, introdotta nello stesso anno e fornita dello stesso telaio. Il propulsore era un quattro cilindri da 2.413 cm³ e 22 CV. Con l'aumento della potenza, portata a 24 CV nel 1911, il modello venne rinominato 15 HP. Con ulteriori modifiche alla potenza del motore della 15 HP, che salì a 28 CV, nacque la successiva 15-20 HP, introdotta nel 1914. Nel 1913 cessò la produzione della 24 HP, rimpiazzata dalla 40-60 HP. Il nuovo modello mantenne una linea simile al modello precedente, ma introdusse una meccanica del tutto moderna e avanzata.

L'arrivo di Nicola Romeo[]

Mentre l'Europa si trovò alle porte della grande guerra, le vendite dell'ALFA aumentarono gradualmente, passando dagli 80 esemplari del 1911 ai 150 del 1912 fino ai 200 del 1913. Nel 1914 raggiunse i 272 esemplari prodotti, ma lo scoppio della guerra la casa automobilistica milanese entrò infatti in crisi per la stagnazione del mercato interno dell'auto e per l'interruzione delle esportazioni. L'ALFA, difatti, stava in quegli anni allargando i propri orizzonti commerciali puntando anche ai mercati esteri. L'anno successivo, nel 1915, la situazione precipitò con l'entrata in guerra dell'Italia e l'ALFA, come le altre aziende, convertì le proprie attività industriali per soddisfare la richiesta di forniture belliche e ciò mise l'ALFA in una situazione di difficoltà: i proprietari della casa automobilistica milanese non possedevano le risorse finanziarie per convertire gli impianti a tale scopo. Fu comunque fatto un tentativo, da parte di Merosi, di modificare il motore della 15-20 HP in un generatore adatto al Regio Esercito, ma senza successo. Per evitare di trovarsi in una situazione in cui la fabbrica non avrebbe prodotto più utili, la proprietà decise pertanto di vendere l'ALFA alla Banca Italiana di Sconto.

Per risollevare l'azienda, l'istituto di credito si affidò ad un ingegnere meccanico di Sant'Antimo, di nome Nicola Romeo. La società di Romeo, la "Società in accomandita semplice Ing. Nicola Romeo e Co.", ricevette un rilevante ordinativo per il Regio Esercito, che prevedeva la produzione di munizioni. L'azienda dell'imprenditore napoletano però era troppo piccola e decise quindi di rilevare l'ALFA per soddisfare questo ordine. Il 4 agosto 1915 Nicola Romeo fu nominato direttore dello stabilimento del Portello e nel giro di due anni il gruppo industriale capitanato dall'ingegnere di Sant'Antimo riuscì ad acquisire il controllo della società; nell'occasione, l'ALFA cambiò denominazione in "Società Anonima Italiana Ing. Nicola Romeo".

Durante la guerra l'azienda produsse munizioni, lanciafiamme, gruppi elettrogeni (utilizzanti il motore della 15-20 HP e montati su carri appositi forniti dalla carrozzeria Bollani), motori aeronautici su licenza Isotta-Fraschini e attrezzature da miniera. Le attrezzature da miniera erano mosse da compressori d'aria, ufficialmente denominati Motocompressore Tipo C (Cadottato) ma conosciuti come “Il Piccolo Italiano”, che furono progettati da Merosi e che erano azionati dai motori già montati sulla 15 HP e sulla 24 HP. In questo contesto, a causa del rapporto conflittuale che esisteva tra Merosi e Romeo il progettista piacentino fu inviato nel Sud Italia a guidare uno stabilimento di proprietà dell'ingegnere di Sant'Antimo.

Terminata la guerra, l'azienda tornò subito alla produzione di autovetture a uso civile, grazie anche alle giacenze in magazzino di componenti di vetture realizzate prima del conflitto e dai cospicui fondi accantonati da Romeo grazie alle forniture militari. Parallelamente si importarono motori a olio pesante Bolinder per imbarcazioni da pesca.

Romeo, che era a conoscenza del valore del marchio ALFA nella commercializzazione di modelli di autovettura, decise di cambiare il nome della società in "Alfa Romeo". L'atto ufficiale della nascita dell'Alfa Romeo è datato 3 febbraio 1918 e venne firmato dal notaio Federico Guasti di Milano. Nello stesso anno Merosi tornò in azienda in seguito all'appianamento dei conflitti con Romeo. Ciò fu ottenuto anche grazie alla revisione del contratto che legava Merosi alla casa automobilistica del Portello, includendo un pagamento straordinario in funzione del numero di vetture vendute.

La liquidità finanziaria era stata anche precedentemente impiegata, dal gruppo di Romeo, per l'acquisto di altre società meccaniche: le Costruzioni Meccaniche di Saronno, le Officine Ferroviarie Meridionali di Napoli e le Officine Ferroviarie Romane. Con esse Romeo costruì materiale rotabile fino al 1925. Romeo però non possedeva la maggioranza azionaria delle aziende del suo gruppo: ulteriori soci erano infatti la Banca Italiana di Sconto e altri finanzieri. Nonostante non possedesse la maggioranza, Romeo riusciva però ad avere il controllo assoluto delle aziende da lui guidate. Dal 1918 al 1921 la società guidata da Romeo produsse un modello di trattore agricolo su licenza dell'International Harvester, il Romeo. Il Romeo ebbe uno scarso successo commerciale, soprattutto sulla scorta delle sue caratteristiche tecniche, che erano obsolete già da qualche anno.

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Automobili:[]

Modelli in produzione:[]

Modelli fuori produzione:[]

Vedi: Lista delle automobili Alfa Romeo

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